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Simone Trimarchi

martedì 29 maggio 2007

Intervista agli 'In vivo veritas'

Il 10 maggio 2007 si è conclusa con una grande festa la prima edizione del Festival Campus, tre giorni di musica organizzati dalla SACS, l'associazione degli studenti del campus universitario di Savona.
Ha vinto la formazone degli In Vivo Veritas composta da Alessandro Suffia alle percussioni e didjeridoo, Nicolò Lovanio alla fisarmonica, Antonio Micucci, la voce del gruppo, ed Emiliano Berchio alla chitarra.
Per saperne di più su di loro ci siamo fatti una bella chiaccherata.
-Complimenti, avete vinto il festival campus nella maniera migliore, facendo ballare la gente e concedendo anche molti bis!
"Sì, siamo contenti. Il nostro intento è quello di coinvolgere le persone e farle muovere. E quando ci riusciamo ci divertiamo talmente tanto che è difficilissimo femarci."
-Quanti anni ha questa formazione?
"Innanzitutto volevamo precisare che la formazione comprende anche un altro chitarrista-rumorista, Mirco Pedretti, che oggi non è potuto venire perchè è a casa con la moglie che aspetta un bambino, questa vittoria è anche sua.
È nata nell'inverno 2005, anche se ci si conosce da più tempo. In questi anni abbiamo trovato un'intesa che ci ha permesso di raggiungere un affiatamento, sia musicale che tecnico, tale da portarci a decidere di non provare più in sala per concentrarci, piuttosto, a sviluppare il modo di suonare dal vivo.
In questo modo possiamo perfezionarci sempre di più ad ogni concerto, acquisendo sempre maggior sicurezza, fino ad operare scelte tecniche come l'utilizzo di nuovi strumenti."
-Abbiamo notato una strana percussione...
"E' una percussione peruviana che si chiama Cajòn e ci siamo fatti costruire appositamente in legno policarbonato. A livello sonoro ti permette, a differenza della batteria, di suonare dal vivo in spazi piccoli come bar o piazzette, senza amplificazione e quindi senza coprire una fisarmonica piuttosto che una chitarra. Una cosa fondamentale per poter fare una musica popolare, sulla strada."
-Non provare prima richiede un approccio particolare con le serate dal vivo?
"Di solito in nostro approccio con i concerti si svolge in due fasi: nella prima sacrifichiamo una parte di repertorio per cercare di capire chi abbiamo di fronte, poi una volta riuscita a creare l'atmosfera cerchiamo di far muovere la gente. Suoniamo senza una scaletta precisa proprio per cercare di capire i gusti del pubblico."
-A proposito del vostro repertorio, abbiamo sentito anche alcuni pezzi di De Andrè. Una scelta molto impegnativa...
"Il problema è che ogni volta che facciamo un pezzo di De Andrè, che richiede arrangiamenti molto corposi, lo interpretiamo a modo nostro e non sempre piace alla gente, soprattutto a un pubblico come quello ligure per il quale quest'autore è sacro. Ma essendo noi liguri, lo sentiamo un po' anche nostro."
-Nella vostra musica si sente moltissimo la componente etnica, ma anche qualche sfumatura di folk. Quali sono le vostre fonti d'ispirazione?
"Noi veniamo tutti da esperienze diverse, quindi le nostre influenze spaziano, un po' a seconda dei singoli componenti, dalla musica irlandese o celtica a quella occitana, passando naturalmente per pizziche e tarante. In generale tutta la musica del folclore popolare.
Il piccolo brano che abbiamo letto sul palco stasera è preso da un libro scritto da Alcide Cervi che parlava di un'unità d'Italia basata sugli aspetti culturali e le diversità che trovano una dimensione di dialogo.
Pensiamo che questa band, nel suo piccolo, si rispecchi a questa realtà."
-In Vivo Veritas, da dove deriva il vostro nome?
"È il titolo del primo album dei "Mercanti di luquore", un gruppo milanese che abbiamo conosciuto grazie a Paolo Conte. Per noi ha anche un significato che si rifà a quello che dicevamo prima e che fa parte del nostro stile: la verità è dal vivo."
-Cosa ne pensate del mercato discografico italiano?
"L' impressione è sicuramente negativa. Per quel che riguarda il nostro genere, la risposta del pubblico è buona, però poi se accendi la radio non lo passano mai. In Italia il palinsesto delle radio è sempre lo stesso ripetuto tre volte al giorno. Siamo appena stati per una settimana in Irlanda a suonare, lì c'è molto più considerazione per la musica etnica."

-Avete mai pensato di potervi affacciare su un mercato straniero?
"Assolutamante sì, anche perchè l'estero offre molte possibilità anche a livello di esibizioni. Noi l'abbiamo sperimentato, il rapporto con la musica eseguita così, fuori dai nostri confini è molto diverso."
-Che programmi avete dunque per il futuro?
"Al momento questo progetto su De Andrè ci ha portato via un sacco di tempo, ma per il futoro volevamo dedicarci a fare sempre di più cose nostre. Prossimamente suoneremo il 27 giugno a Savona, al Raindogs. Poi a luglio saremo il 7 a Cairo con gli Yo Yo Mundi e il 14 a Rocca Verano con lo spettacolo su De Andrè. "

Francesco Maggi


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