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La versione online del giornale del Campus Universitario di Savona



A volte ritornano...

Dopo alcuni mesi di inattività dovuta a qualche problema tecnico e qualcun'altro più spinoso di genere burocratico, eccoci tornati ad animare la vita al Campus con i nostri frizzanti articoli!

Attualità, eventi, cronaca, politica e poesia torneranno sotto ai vostri banchi per aiutarvi a passare indenni interminabili ore noiosissime di lezione!

VVR è il giornale di chi, come voi, vive con passione l'esperienza universitaria al Campus.

Seguiteci... Non ne rimarrete delusi!

Simone Trimarchi

domenica 18 novembre 2007

La famiglia dell'antiquario

Il Teatro della Corte,dal 13 al 25 novembre, ospita "La famiglia dell'antiquario" di Carlo Goldoni.
Lo spettacolo è nato dalla collaborazione dei Teatri Stabili di Genova e del Veneto e porta in scena attori di grande talento come Eros Pagni,Virgilio Zernitz,Anita Bertolucci e Gaia Aprea. La regia è di Lluis Pasqual,direttore del Theatre de l'Odéon a Parigi per sei anni,direttore della Biennale di Teatro di Venezia,insignito della Legion d'honneur. E' grazie a lui che la commedia ha risvolti contemporanei,nonostante siano passati 300 anni dalla nascita dell'autore. Ogni scena è ambientata in un'epoca differente, partendo dal 1700 fino ad arrivare ai giorni nostri.
L'adattamento cronologico è riuscito molto bene grazie a pochi ma determinanti particolari: le sedie che si evolvono dal legno rivestito di damasco al plexigas,la musica,gli abiti,la luce elettrica e lo squillo dei primi telefoni fino ad arrivare al cellulare. L'intera vicenda si svolge nella casa del Conte Anselmo Terrazzani dove,oltre a lui,si alternano altri personaggi: la Contessa Isabella (sua moglie), il Conte (suo figlio),Doralice (sua nuora), Pantalone (padre di Doralice e ricco mercante), Colombina (cameriera della contessa), Il Cavaliere del Bosco e il Dottor Anselmi (i confidenti della contessa e Doralice), e Brighella (servitore del Conte).
I temi ancora attuali vengono trattati con una sottile ironia e sono:
-la discordia fra le due donne di casa: agli occhi della contessa Isabella,Doralice non è all'altezza del figlio,ma quando mai la suocera è soddisfatta della nuora?
-i due "consiglieri" fanno qualunque cosa pur di accontentare la propria confidente,anche dichiarare l'opposto di ciò che realmente pensano.
-il fatto che le donne falsifichino la propria età. Evidentemente è una caratteristica genetica femminile che si è conservata nei secoli. Lo stesso Conte Giacinto dice alla madre: "Avete 23 anni e scommetto che fra dieci anni ne avrete ancora 24."
Le singole caratteristiche di ogni personaggio permettono di provare simpatie o antipatie fin da subito per poi accorgersi,alla fine dello spettacolo, che il proprio giudizio era sbagliato.
Straordinaria performance degli attori, primo fra tutti Eros Pagni (nel ruolo di Pantalone), la cui interpretazione ha scatenato applausi già dalla prima scena,per poi finire con un'ovazione finale,dovuto tributo al talento dell'intera compagnia.

martedì 13 novembre 2007

Enzo Biagi (secondo articolo)

Quando qualcuno muore tutti si affrettano ad esprimere parole d’affetto, ammirazione e cordoglio per il defunto, a volte in modo sincero, altre volte in maniera completamente ipocrita.
Così è successo anche alla morte di uno dei più grandi giornalisti italiani dal dopoguerra in poi, Enzo Biagi, avvenuta a Milano martedì 6 Novembre 2007. Infatti molte personalità della carta stampata, il direttore de “Il sole 24 ore” Feruccio De Bortoli, si sono recate all’ospedale dove è deceduto il famoso cronista a pronunciare frasi di stima e dolore per Biagi. Naturalmente non sono mancate frasi di ammirazione dalle tre più alte cariche dello Stato e dei leader del centrosinistra e del centro destra, corrispettivamente Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Tra questi ultimi è scoppiata l’ennesima polemica, in quanto il primo ha rimproverato il secondo di essere il responsabile della scacciata di Biagi dalla Rai e il secondo ha negato tutto.
Le negazioni e le parole di stima del leader della Cdl sono false, non che ipocrite, infatti tutti ci ricordiamo le sue affermazioni negative fatte nel 2002 su Biagi, Santoro e Lutazzi, non a caso tutti scacciati quasi immediatamente dopo le parole pronunciate dall’allora presidente del Consiglio.
A parte questo, però, le polemiche non andavano fatte proprio in quella giornata, in cui forse era meglio che chi provava veramente stima e affetto per il giornalista esprimesse codesti sentimenti e chi no, invece, tacesse.
Certo è che l’ennesimo scontro tra maggioranza e opposizione è specchio di un’altissima, e francamente insopportabile, tensione fra i due schieramenti, una tensione determinata non tanto dalle differenze sui contenuti, ma più che altro dal desiderio di occupare le poltrone di governo, un fine che sembra sempre di più fine a se stesso (poi ci si chiede il perché della crisi della politica).
Se fosse stato ancora vivo, Enzo Biagi avrebbe probabilmente commentato questo clima politico in modo moderato, ma ironico e graffiante, , come solo lui sapeva fare. Egli, infatti, non si sottoponeva mai ai voleri del potente di turno, anzi, ha sempre avuto il coraggio di esprimere le proprie opinioni con coerenza, molte volte pagandone il prezzo.
Il suo modo di fare giornalismo è stato un esempio per tutti coloro che vogliono intraprendere codesto mestiere.
Purtroppo noi giovani non abbiamo avuto molte occasioni di apprezzare il grande giornalista, tutt'altro, più precisamente solo quattro: gli ultimi anni della trasmissione “Il fatto” (ma forse eravamo ancora un po’ troppo piccoli per interessarci a questo tipo di programmi), alcune ospitate nel programma di Fabio Fazio “Che tempo che fa”, l’ultima trasmissione di Biagi “Rotocalco televisivo” (andata in onda proprio questa primavera) e, forse, leggendo qualche suo articolo scritto sul “Corriere della sera”. Per il resto lo conosciamo solo di fama e, purtroppo, per il già citato “editto bulgaro” compiuto nel 2002.
Ora, dopo aver commiserato il grande cronista, è un dovere per tutti riflettere sui danni provocati sulla sua persona, non solo quelli più recenti, ma anche quelli passati (ad esempio quello del 1963, quando in seguito ad una polemica si dovette dimettere da direttore del Tg1), ma non per provocare bisticci di parte, ma piuttosto per riflettere sull’attuale situazione del giornalismo italiano e sulla libertà di parole, per fare in modo che gli errori commessi in passato non si ripetano più su nessuno.
Credo, ad esempio, che la trasmissione di Santoro “Anno zero” andata in onda giovedì 8 Novembre dedicata proprio a Biagi, sia un punto di partenza per cominciare a fare ciò.
Inoltre, abbiamo tutti il dovere di ringraziare Biagi per la sua coerenza, per il suo desiderio di libertà e per il rispetto che aveva per ogni cittadino, dando così non solo un ottimo esempio di giornalismo, ma anche di umanità.

venerdì 9 novembre 2007

Enzo Biagi

La mattina di martedì 6 Novembre 2007 si è spento a Milano uno dei più grandi giornalisti italiani dal dopoguerra in poi: Enzo Biagi.
Durante quella giornata molti giornalisti, tra cui il direttore de “Il sole 24ore” Feruccio De Bortoli, sono andati all’ospedale a trovarlo per l’ultima volta, esprimendo frasi d'affetto e dolore. Anche alcune personalità politiche, compreso Berlusconi, hanno pronunciato parole di stima e cordoglio per il grande cronista scomparso. Purtroppo nemmeno quel martedì sono mancate le polemiche tra maggioranza e opposizione, specialmente tra i due leader, Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Il primo, infatti, ha accusato il secondo di aver scacciato Biagi dalla televisione e l’altro ha negato di averlo fatto.
A parte il merito della questione (la dichiarazione del capo del centrodestra è alquanto scandalosa, oltre che terribilmente falsa), quel giorno fu l’ennesima dimostrazione che l’attuale situazione politica è alquanto amara e triste, sempre carica di tensione, una tensione che non si è spenta nemmeno in un giorno così doloroso, in cui forse era meglio tacere.
La polemica in se non è sbagliata, ma non andava fatta proprio in quella giornata, magari se ne poteva parlare qualche giorno dopo. In questo senso che la trasmissione di Michele Santoro, “Anno zero”, andata in onda Giovedì 8 Novembre dedicata a Biagi e all’editto bulgaro, è stata un buon esempio di servizio pubblico.
Purtroppo noi giovani non abbiamo avuto molte occasioni per vedere Biagi in televisione, se si esclude “Il fatto” (ma forse eravamo ancora troppo piccoli per poter interessarci a questo genere di programma), le ospitate a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio e l’ultima trasmissione del giornalista, “Rotocalco televisivo”, andata in onda proprio nell’Aprile scorso.
Per il resto lo conosciamo solo di fama e, purtroppo, per il già citato editto bulgaro, ovvero la scacciata dalla Rai di Biagi, Santoro e Lutazzi avvenuta dopo le dichiarazioni critiche di Berlusconi.
Con Biagi se ne va un giornalismo molto vicino e rispettoso dei cittadini, che però riesce ad essere allo stesso tempo fortemente mordace e critico con i politici, molte volte pagandone il prezzo.
Enzo Biagi, con la sua coerenza e con il suo coraggio a non farsi sottomettere dal politico di turno, non ha dato solo una grande lezione di giornalismo che tutti coloro che vogliono intraprendere questo mestiere dovrebbero imparare, ma un bell’esempio di umanità, specialmente in quest'italietta, fatta di persone, specialmente quelle ai vertici alti, pronte a corrompere e a farsi corrompere per una poltrona o per del denaro.
Al giorno d’oggi, pur essendoci bravi giornalisti televisivi e non, praticamente nessuno è come lui, quindi si può dire che con Biagi se ne va un’intera generazione di cronisti italiani, ora rappresentati solo, o quasi, da Giorgio Bocca.
La vignetta di Vauro esposta nella già citata trasmissione di Santoro risulta amara, forse un po’ eccessiva, ma in fondo rispecchia abbastanza bene l’attuale situazione del giornalismo italiano, ecco la descrizione: alla domanda “Dove si trovano i più grandi giornalisti italiani?” la risposta è “Tutti al cimitero”, riferendosi a Indro Montanelli e a Enzo Biagi.

Ratatouille


RATATOUILLE

Regia: Brad Bird
Produzione: U.S.A.
Genere: Animazione

La Pixar è ormai considerata all'unanimità l'unica erede della Walt Disney, infatti, riesce sfornare praticamente ogni anno dei piccoli grandi capolavori del cinema d’animazione, tanto innovativi nei contenuti e nella tecnologia quanto tradizionali nello spirito dei vecchi film Disney. La loro ultima pellicola, “Ratatouille”, ne è l’ennesima dimostrazione.
Il protagonista dell’opera in questione è il topino Remy che,raffinato buongustaio,si rifiuta di cibarsi della spazzatura come fa la sua colonia. Per un incidente si ritrova a Parigi di fronte al ristorante del suo idolo: il cuoco Gusteau, da poco scomparso. Sarà il piccolo Remy, insieme all’umano Linguini, a riportare il ristorante alle stelle.
Il soggetto, originale e fondato su un paradosso, riesce ad affrontare temi importanti, come l’ambizione, il diverso, il rapporto padre/figlio, la discriminazione della donna nel mondo del lavoro, il compito del critico, la scoperta del nuovo, il mutamento nei rapporti di natura e l’importanza dell’immagine nella comunicazione.
L’argomento centrale è l’inseguimento dei propri desideri: Remy è un topo speciale, di cui si riesce a vedere l’umanità e la sua determinazione può insegnare davvero molto, quindi il messaggio che lascia è totalmente positivo: “insegui il tuo sogno”. Chi da bambino non ha mai desiderato di prendere una strada un po’ impervia e che ora ci pare totalmente assurda?Allora però non era così, si parlava di diventare scrittori, musicisti, astronauti o perché no, chef?
Remy ci dimostra che tutto questo è possibile, che con la volontà può succedere di tutto, anche che una colonia di topi (puliti e disinfettati a dovere) prenda possesso della cucina fino a preparare il piatto perfetto per il miglior critico culinario della Francia.
Un altro tema importante è quello del rapporto immagine/comunicazione, che il film affronta in maniera implicita, ma costante, basti pensare a due personaggi: il primo è l’antagonista, che sfrutta senza ritegno l’immagine di Gusteau per pubblicizzare e vendere con profitti maggiori prodotti surgelati di bassa qualità; il secondo è Remy, che, pur realizzando il suo sogno, sarà riconosciuto come un grande chef solo da una stretta gamma di persone, ma il grande pubblico ignorerà persino la sua esistenza, credendo che lo chef del nuovo ristorante sia un essere umano. Ciò accade perché nessuno, a parte qualcuno, potrà mai approvare un topo, o il diverso in generale, come il più grande cuoco di tutta Parigi.
Tutti questi temi sono accennati e non approfonditi, ma in fondo è giusto così, perché un cartone animato non deve fare analisi sociologiche, ma intrattenere con intelligenza gli spettatori, come fa appunto “Ratatouille”.
I difetti di quest’opera stanno in alcuni nomi un po’ banali (Gusteau) e in certi personaggi, come il cattivo che è come al solito arrogante, presuntuoso e antipatico.
Da notare il temuto critico culinario che passa da un colorito pallido e delle occhiaie
scure,nella prima parte del film, ad un colore rosato e un sorriso luminoso in concomitanza con il suo “diventare” buono.
Nonostante ciò la pellicola risulta divertente, effervescente e profonda. Il successo di critica e pubblico si capisce da tutto questo.
Alice Corsi e Yuri Saitta

giovedì 8 novembre 2007

La mia prima volta...

Tante sono le aspettative, le emozioni, i desideri e le paure che ognuno di noi prova quando inizia una nuova esperienza. Spesso veniamo delusi, altre volte invece ne siamo incantati, ma credo che fondamentalmente l'importante sia provarci, sperimentare sulla propria pelle queste esperienze, perchè, comunque andranno, ne potremmo solo uscire più forti, e, si spera, migliorati.
La prima volta al campus ne può essere un esempio : una miriade di emozioni in un unico attimo, sensazioni che si affollano l'una sull'altra... pensieri, tanti pensieri diversificati, di ogni genere, su qualunque cosa. Confusione. Tutto però deve ritornare all'ordine, si sta per affrontare un test importante, la mente deve essere lucida. Non si può sbagliare : il nostro futuro dipende da questo giorno.
Quasi un'intera mattinata è predisposta a questo evento, tantissimo tempo a pensarci, ma nel ricordo vi sono solo attimi, immagini e colori non sufficenti a creare un quadro completo di quella fatidica mattinata. Il tempo passa, e tutto svanisce. Il nostro futuro è stato deciso in quelle lunghissime ore sembrate così brevi. Non ci resta che aspettare ora di vedere il nostro nome stampato su un foglio, semplici caratteri appiccicati su un pezzo di carta, apparentemente senza senso, ma che, per quelle persone che erano lì, quella mattina interminabile, possono valere un futuro.

Sensazioni....

La vita ha il fantastico dono di riuscire a stravolgere le nostre abitudini, di cambiare completamente le carte in tavola, di precludere e aprire allo stesso tempo vie e possibilità che prima ci risultavano inimmaginabili. Trascorriamo la nostra vita in serenità, spensierati, affrontando i piccoli problemi di ogni giorno. Ad un tratto, improvvisamente, un'idea strana inizia a rimbombare nella nostra testa , una vocina che forse ci parlava fin dal liceo, ma che probabilmente avevamo soffocato a favore del proseguo tranquillo ed equilibrato della nostra esistenza : iscriversi all'università.
Perchè stravolgere tutto? Cambiare abitudini, come fare il pendolare quando alla fine il treno lo si prendeva solo la domenica da "pivelli" per andare al mare? Perchè buttarsi di nuovo a capofitto su tomi alti 10 cm? Perchè rinunciare al vecchio stipendio che ci permetteva di toglierci tante soddisfazioni? Certo, al liceo si era bravi studenti, poche difficoltà nello studio e un impegno costante... Perchè però ritornare nella mischia quando ormai ce ne consideravamo tagliati fuori? Tante sono le risposte possibili, le spiegazioni che cerchiamo di auto-imporci : nessuna probabilmente risulterà logicamente o razionalmente valida alla maggior parte delle persone che ci guardano dall'esterno.
Ma cosa importa? Anche se opponiamo resistenza, ormai dentro di noi conosciamo la nostra strada. Quella che alla fine abbiamo intrapreso, e che stiamo vivendo : facendo i pendolari, rinunciando allo stipendio e tornando a picchiarci, ebben sì, con i fantastici tomi da 10 cm.