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Simone Trimarchi

martedì 6 maggio 2008

Eco-che?

Genocidio degli sudenti?

Dopo una lunga ed estenuante mattina di lezioni, o ancora peggio di esami, la pausa pranzo arriva come una liberazione, una manna dal cielo che si inserisce nella giornata universitaria tipo : è un momento per molti sacro, di divertimento, chiacchiere e socializzazione. Ognuno poi la vive come preferisce : o con un panino al sole o andando nel centro della città a pranzare in modo più “signorile” o infine usufruendo della mensa del campus. Chi sceglie quest'ultima alternativa ha il vantaggio della comodità : poter mangiare in modo tranquillo e in un luogo vicino ai posti in cui si svolgono le lezioni, non è mica una cosa da poco!

Tralasciando però l'ormai classico dibattito sulla qualità del cibo ( che è a mio parere molto soggettivo e in cui comunque va tenuto conto del fatto che i cibi, per necessità di nutrire un elevato numero di persone contemporaneamente , devono essere precotti) volevo soffermarmi sulla novità in fatto di bibite che è stata introdotta in mensa di recente. La nostra adorata bottiglietta d'acqua a cui eravamo tanto affezionati dopo mesi e mesi di pranzi, è stata di fatto sostituita da una macchina infernale, un distributore formato gigante di bevande alla spina simile a quelli presenti in molti bar.

Sicuramente, grazie a questa innovazione, i costi sono diminuiti, e vi è stato inoltre un grosso risparmio nel riciclo delle numerose bottiglie d'acqua di vetro consumate in precedenza; è anche vero che le bibite sono gratuite e che la varietà di gusti disponibile è notevole ( ACE, limonata, coca cola etc...), ma vogliamo parlare del gusto, dell'aspetto e degli effetti devastanti che queste “cose” avranno sul nostro fegato? Cari studenti, fate prima a portarvi da casa la bottiglia di rhum avanzata dal fine settimana se volete pasteggiare in mensa in modo sano! La cosa assurda è che fino a questi tristi giorni la nostra mensa poteva avere il vanto di cucinare cose commestibili, e quindi di trovare appoggio e sostegno tra molti studenti. Con questa geniale svolta invece, si sono rovinati da soli la reputazione al campus, propinandoci un liquido dal sapore sgradevole che sedimenta sul fondo del bicchiere la polverina tipica di ogni prodotto in bustina! Proprio come le più comuni medicine effervescenti! Quindi credo che se il numero di studenti stava diventando troppo elevato per la capienza del campus, non potevano semplicemente ridurre il numero di posti disponibili al test d'ingresso, anziché cercare di ucciderci con queste nuove bibite ecologiche?

Ai medici l'ardua sentenza.



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