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Simone Trimarchi

venerdì 9 novembre 2007

Ratatouille


RATATOUILLE

Regia: Brad Bird
Produzione: U.S.A.
Genere: Animazione

La Pixar è ormai considerata all'unanimità l'unica erede della Walt Disney, infatti, riesce sfornare praticamente ogni anno dei piccoli grandi capolavori del cinema d’animazione, tanto innovativi nei contenuti e nella tecnologia quanto tradizionali nello spirito dei vecchi film Disney. La loro ultima pellicola, “Ratatouille”, ne è l’ennesima dimostrazione.
Il protagonista dell’opera in questione è il topino Remy che,raffinato buongustaio,si rifiuta di cibarsi della spazzatura come fa la sua colonia. Per un incidente si ritrova a Parigi di fronte al ristorante del suo idolo: il cuoco Gusteau, da poco scomparso. Sarà il piccolo Remy, insieme all’umano Linguini, a riportare il ristorante alle stelle.
Il soggetto, originale e fondato su un paradosso, riesce ad affrontare temi importanti, come l’ambizione, il diverso, il rapporto padre/figlio, la discriminazione della donna nel mondo del lavoro, il compito del critico, la scoperta del nuovo, il mutamento nei rapporti di natura e l’importanza dell’immagine nella comunicazione.
L’argomento centrale è l’inseguimento dei propri desideri: Remy è un topo speciale, di cui si riesce a vedere l’umanità e la sua determinazione può insegnare davvero molto, quindi il messaggio che lascia è totalmente positivo: “insegui il tuo sogno”. Chi da bambino non ha mai desiderato di prendere una strada un po’ impervia e che ora ci pare totalmente assurda?Allora però non era così, si parlava di diventare scrittori, musicisti, astronauti o perché no, chef?
Remy ci dimostra che tutto questo è possibile, che con la volontà può succedere di tutto, anche che una colonia di topi (puliti e disinfettati a dovere) prenda possesso della cucina fino a preparare il piatto perfetto per il miglior critico culinario della Francia.
Un altro tema importante è quello del rapporto immagine/comunicazione, che il film affronta in maniera implicita, ma costante, basti pensare a due personaggi: il primo è l’antagonista, che sfrutta senza ritegno l’immagine di Gusteau per pubblicizzare e vendere con profitti maggiori prodotti surgelati di bassa qualità; il secondo è Remy, che, pur realizzando il suo sogno, sarà riconosciuto come un grande chef solo da una stretta gamma di persone, ma il grande pubblico ignorerà persino la sua esistenza, credendo che lo chef del nuovo ristorante sia un essere umano. Ciò accade perché nessuno, a parte qualcuno, potrà mai approvare un topo, o il diverso in generale, come il più grande cuoco di tutta Parigi.
Tutti questi temi sono accennati e non approfonditi, ma in fondo è giusto così, perché un cartone animato non deve fare analisi sociologiche, ma intrattenere con intelligenza gli spettatori, come fa appunto “Ratatouille”.
I difetti di quest’opera stanno in alcuni nomi un po’ banali (Gusteau) e in certi personaggi, come il cattivo che è come al solito arrogante, presuntuoso e antipatico.
Da notare il temuto critico culinario che passa da un colorito pallido e delle occhiaie
scure,nella prima parte del film, ad un colore rosato e un sorriso luminoso in concomitanza con il suo “diventare” buono.
Nonostante ciò la pellicola risulta divertente, effervescente e profonda. Il successo di critica e pubblico si capisce da tutto questo.
Alice Corsi e Yuri Saitta

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