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Simone Trimarchi

giovedì 26 aprile 2007

Sulla scuola non ci metto lingua...

-pubblicato marzo-

...(anche perchè se no rischio una forbiciata!)...
Infelice battuta per un fatto realmente accaduto di recente a Milano: R.S., maestra di sostegno 22enne, mezz'ora prima dell'uscita, innervosita dal comportamento del piccolo Amhed, prende un paio di forbici e zac gli taglia la lingua: 5 punti di sutura per il piccolo e accuse di lesioni volontarie per la maestra. «Non volevo, signora, mi dispiace. Non so come sia potuto succedere», queste le parole della giovane. E ci crediamo : “come è potuto succedere?”.
Che il mondo stia impazzendo ce n'eravamo già accorti, ma che anche la scuola, luogo di crescita sia culturale che educativa, fosse un posto angusto dove mandare il proprio figlio non ci avrei mai creduto.
Ma cosa sta succedendo?
Bullismo, violenza: alunni che molestano professori, genitori che picchiano presidi. C'è qualcosa che non va. Per cercare di capire che cosa succede nelle nostre scuole bisogna prendere in considerazione diversi fattori, e i diversi ruoli che si susseguono in queste tristi storie di ordinaria violenza scolastica.
Per primi bisogna certamente analizzare i comportamenti dei docenti che evidentemente non sono tanto normali. Per questo mi sono servita di una studentessa che frequenta il secondo anno del corso di Scienze dell'Educazione dell' Università di Genova. Innanzitutto si sofferma e volge una critica alla “svalorizzazione” della figura dell'insegnante da parte dei genitori e quindi degli alunni:dice "I genitori vedono la scuola non più come un luogo dove i figli acquisiscono istruzione, ma un luogo dove lasciare i figli il più tempo possibile, troppo presidagli impegni di lavoro" dice "i genitori passano troppo poco tempo con i bambini e quando viene l'ora di sgridarli perchè si sono comportati male, magari a scuola, tendono a giustificarli facendo ricadere la colpa sull'insegnante, al quale non viene riconosciuta l'autorità che è propria della sua figura. Di conseguenza viene sminuito il loro “il potere formativo”".
Vi è una sorta di invidia da parte dei genitori verso gli isegnanti poiché temono la mitizzazione della “signora maestra” che può sostituire il loro ruolo affettivo.
Senza contare la visione sociale del ruolo dell'insegnante che viene vista come un lavoro “quasi insignificante”; una situazione che poi si rispecchia nelle condizioni in cui vengono messi i docenti: stipendi da fame e precariati direttamente proporzionale al loro livello di stress, costretti in molti casi a fare un secondo lavoro per mantenere la famiglia."Ora come ora chi sceglie la carriera formativa lo fa quasi solo per dedizione, e questo fattore non viene riconosciuto" dice la nostra studentessa. Sì perché qualcuno ha anche detto che la giovane età dei docenti non aiuta l' insegnamento, ma non sono d'accordo: senz'altro i giovani laureati hanno più passione di tanti docenti magari più anziani che ripetono le stesse cose da 30 anni e giustamente non vedono l'ora di andare in pensione.
Ma continuando nella mia ricerca dell'origini del malessere scolastico, abbiamo anche riflettuto sul ruolo dei genitori, che nella scuola e molto più importante di quanto si possa pensare: la prima educazione dei ragazzi che a volte manca o comunque è impostata in maniera sbagliata.
I valori non sono più al centro dell'attenzione ma forse di più l'aspetto materiale della vita che sostituisce in qualche modo l'affetto: "Se un genitore dà meno affetto al bambino esso diventa aggressivo, e qui si spiegano i fenomeni di bullismo. Il problema è che i genitori lasciano il piano educativo alla scuola e la scuola lo lascia ai genitori, quando le cose dovrebbero viaggiare parallelamente ma su piani diversi, cosi il bambino si trova solo e naturalmente agisce come meglio crede" e se poi ha dei genitori come quelli che hanno picchiato il preside di una scuola a Milano, non so davvero come possa reagire!
Storie di ordinaria violenza scolastica a discapito del nostro futuro: i bambini!
F.Z.

1 commento:

Bogliasco Regna ha detto...

Scusa sei per caso La Francesca di Bogliasco?