Benvenuto

Benvenuti sul Blog del VVR!

La versione online del giornale del Campus Universitario di Savona



A volte ritornano...

Dopo alcuni mesi di inattività dovuta a qualche problema tecnico e qualcun'altro più spinoso di genere burocratico, eccoci tornati ad animare la vita al Campus con i nostri frizzanti articoli!

Attualità, eventi, cronaca, politica e poesia torneranno sotto ai vostri banchi per aiutarvi a passare indenni interminabili ore noiosissime di lezione!

VVR è il giornale di chi, come voi, vive con passione l'esperienza universitaria al Campus.

Seguiteci... Non ne rimarrete delusi!

Simone Trimarchi

giovedì 26 aprile 2007

Racconti di ordinaria follia

Alassio. Un lunedì di pasquetta come tanti altri.

I miei amici ed io decidiamo di andare al mare, purtroppo la giornata non era stata delle migliori.

Così per rifarci del cattivo tempo, decidiamo per una volta di investire qualche euro e andare a mangiare pesce. Giriamo un po' di ristoranti, molti sono pieni, altri cari, alla fine optiamo per un locale che ha prezzi abbordabili e non ci chiede di aspettare troppo per un tavolo. Tutti contenti e allegri ci sediamo al tavolo. Il locale è gestito da due coppie sulla sessantina. Sembrano abbastanza simpatici. Sulle pareti ci sono molti poster di Totò e io da buona napoletana reputo questo piccolo particolare come un buon segno. Ordiniamo. Come prima cosa arriva il vino, ovviamente tutti sanno che quando si sceglie il vino della casa con molta probabilità sarà un po' allungato con l'acqua. Il nostro era talmente "annacquato" da essere bianco di colore, nemmeno giallognolo, neanche il sapore aveva a che vedere con il vino. Arrivano per prime le pizze. Una mia amica aveva preso quella hai frutti di mare. Inizia a lamentarsi e decido di assaggiare. Le cozze erano marce, chissà quanto tempo avevano. Il resto del pesce puzzava. Una mia amica ed io ordiniamo gamberoni alla griglia. Ora, non è che mi aspettassi proprio una di quelle griglie piene di gamberoni, ma nemmeno un piatto con tre pallidi gamberi. C'è una bella differenza fra gamberi e gamberoni, soprattutto se li paghi 18 euro. La cena ormai era andata, il pesce non era né fresco né di due giorni prima e notiamo la presenza di un gatto che si aggira in cucina (secondo me nemmeno lui ha gradito la cena). Iniziamo a lamentarci tra di noi, sicuramente ci avranno fregato perché hanno visto che eravamo ragazzi. Allora decidiamo di scrivere un bigliettino ironico da lasciare sul piattino con un centesimo di mancia, due centesimi ci sembravano già troppi. Sul biglietto c'erano scritte testuali parole: tre gamberi 18 euro?! Carini i gatti, ma non in cucina. Signori si nasce (visto che vi piace Totò). Ci rechiamo alla cassa a pagare e ci lamentiamo per la qualità del cibo, chiedendo lo sconto. La cassiera prima si innervosisce, poi quando noi diciamo che c'era da chiamare l'ufficio di igiene magicamente decide di farci 30 euro di sconto. In nessun ristorante ti farebbero tanto sconto se avessero la coscienza pulita, nemmeno in quello di un parente. Usciamo dal ristorante e andiamo in un bar di fianco. Vediamo arrivare uno dei proprietari che prende in disparte a chiamare l'unico ragazzo della compagnia, noi tutte li seguiamo fin davanti al ristorante. Il "signore" inizia ad urlare perché letto il biglietto, si è offeso. Arrivano anche altre persone che lavorano nel ristorante. La discussione si fa accesa, e quando il ristoratore offende pesantemente una di noi, il mio amico si fa avanti cercando di difenderci, essendo l'unico uomo. Fatale errore perché ,in pochi secondi, nel bel mezzo del lungomare di Alassio inizia la bagarre. L'uomo si avventa sul mio amico insieme ad altri tre, gli mette le mani al collo, lo strattonano e io in quel momento penso che lo ammazzeranno. Volano tavoli e sedie. Noi urliamo perché essendo sei ragazze è l'unica cosa che possiamo fare. Il mio amico riesce a divincolarsi, chiamiamo i carabinieri. Mentre discutiamo con tutta quella combriccola arriva un altro gestore del ristorante, urlante come un forsennato con un coltello in mani e corre verso di noi. Il panico è generale. Iniziamo a scappare e correre. La gente intorno è allibita, chi si ne va, chi chiede cosa sia successo. Arrivano i carabinieri, eseguono le pratiche di rito e consigliano al mio amico di andare al pronto soccorso per poter poi fare denuncia. Serata conclusa e rovinata, tutti sconvolti. Il mio amico non sa ancora se fare o meno denuncia perché ha paura, può sembrare assurdo ma quei tizi non avevano di certo una bella faccia.

Ricevere un servizio scadente, pagare e lamentarsi è una cosa che è capitata a tutti. Arrivare alle mani e addirittura tirare fuori un'arma come un coltello mi sembra assurdo, fuori da ogni logica. Mi chiedo che rabbia, quale alterazione mentale possa aver avuto quel vecchio anziano per uscire fuori con un coltello, con l'intento di ferire qualcuno. Magari il biglietto, a torto o ragione, può avere offeso qualcuno. Ma alle offese morali non si risponde con la violenza fisica. Fatti di questo genere succedono sempre più frequentemente, ma l'unica cosa da fare è: non avere paura di denunciare. Questo è il consiglio che ho dato al mio amico. Se tutti iniziassero ad essere così omertosi, a nascondersi dietro il muro della paura vivremmo in un mondo senza giustizia e senza libertà. Bisogna iniziare a denunciare queste piccole cose, perché gli stessi soggetti che ci hanno aggredito potrebbero farlo con altri. Perché non è giusto legalmente e moralmente un atteggiamento del genere. Non è concepibile e per questo va punito. Anche a costo di qualche piccolo rischio personale. Ci lamentiamo spesso di non sentirci tutelati dalle forze dell'ordine. Sta anche a noi far sì che la giustizia venga rispettata, senza paure ma con la certezza di fare la cosa giusta. Perché, come dice una canzone: " la giustizia non è solo un'ullusione".

Nessun commento: