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Simone Trimarchi

giovedì 17 gennaio 2008

COUS COUS


Regia: Abdellatif Kechiche
Cast: Habib Boufares, Hafsia Herzi
Produzione: Francia
Genere: Drammatico

All’ultima mostra del cinema di Venezia il film più apprezzato dal pubblico e dalla critica è stato “Cous Cous”, tant’è che tutti lo consideravano il favorito per il Leone d’Oro. Le cose andarono diversamente, in quanto il premio principale andò, con qualche sacrosanta polemica successiva, alla discreta pellicola di Ang Lee “Lussuria”, mentre il lavoro di Kechiche conquistò “solo” il Premio della Giuria (a pari merito con “Io non sono qui”) e il Premio Mastroianni per l’attrice rivelazione Hafsia Herzi.
“Le Graine et le Mule” (questo il titolo originale) racconta la storia di un emigrato arabo in Francia di circa sessant’anni che lavora da più di tre decenni al porto di Sète come riparatore di barche e che un giorno viene licenziato perché non ha più la forza e la velocità di una volta. Beniji, questo il suo nome, non si arrende, così con l’aiuto della sua vecchia e nuova famiglia (è divorziato dalla moglie e compagno di una nuova donna) costruisce sulla sua vecchia barca un ristorante specializzato in CousCous. Le cose, però, non saranno facili…
Nonostante una storia molto semplice e quasi banale, l’abile regista Kechiche riesce a costruire un film molto bello e intenso, che affronta con profondità temi importanti e di stretta attualità, come la precarietà, la crisi economica, l’emigrazione, l’integrazione e la famiglia.
Molti critici hanno notato in quest’opera la grande forza delle donne, la loro capacità di decisione e di leadership, ma in realtà il personaggio che rimane più impresso negli spettatori risulta indubbiamente il protagonista, che nonostante il suo carattere mite, i suoi modi silenziosi, la sua pazienza e la sua disponibilità ad ascoltare le lamentele dei vari componenti delle sue famiglie, dimostra nei momenti di grande difficoltà la sua forza d’animo e determinazione, una persona che guarda in faccia alla realtà ma che non perde il coraggio di sognare e di risollevarsi.
Pur con uno stile completamente diverso, l’opera in questione ricorda vagamente i film di Frank Capra degli anni ‘30/’40; infatti anche i personaggi di quelle storie tentavano di risollevarsi da una situazione personale e sociale molto critica; solo che nelle pellicole del celebre regista americano tutto finiva per il meglio, mentre “Cous Cous” non si conclude con il classico happy end, ma piuttosto con un finale aperto, che lascia il pubblico abbastanza libero di trarne le sue ipotesi e interpretazioni.
La durata della pellicola (circa due ore e mezza) non si sente eccessivamente, se non all’inizio, quando alcuni dialoghi sembrano francamente interminabili, ma Kechiche, grazie alla sua buona regia, a dei bravissimi attori (tra l’altro non professionisti) e a un'ottima sceneggiatura, riesce, man mano che l’opera va avanti, ad aumentare il ritmo e la tensione, coinvolgendo sempre di più gli spettatori.
In conclusione, questo è un film che mi sento di consigliare a tutti, non solo per la sua grande qualità artistica, ma anche per chi vuole vedere una pellicola distante anni luce dai classici blockbuster americani o dalle solite commedie italiane, un’opera che non ha bisogno di effetti speciali o di battute volgari per emozionare il pubblico, ma che si basa soprattutto sulle idee e su una solo apparente semplicità. In giro di film così non se ne vedono molti, questa quindi è un’occasione da non perdere.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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